05.10.2016
CONVEGNO / IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SERGIO MATTARELLA, ACCOLTO DAL PRESIDENTE DELL'ABI E DEL GRUPPO CASSA DI RISPARMIO DI RAVENNA ANTONIO PATUELLI
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato oggi nuovamente ospite, dopo poco più di un anno dell’Associazione Bancaria Italiana, accolto dal Presidente, Antonio Patuelli, Presidente del Gruppo Cassa di Risparmio di Ravenna Spa, il quale ha rivolto un indirizzo di saluto e ha svolto una relazione introduttiva di un importante convegno che ha avuto luogo a Roma, nelle Scuderie di Palazzo Altieri dell’Abi.
Di seguito si riporta il testo della relazione del Presidente Patuelli:
“Signor Presidente della Repubblica,
le Banche in Italia sostengono il massimo sforzo contro gli effetti della lunga crisi e per la ripresa.
Senza “aiuti di Stato”, con il costo straordinario anche dei salvataggi di banche in crisi, lontane dagli scandali internazionali, le Banche in Italia sospingono la ripresa con requisiti di capitale mai così alti, con tempi ancora troppo lunghi della Giustizia civile, con i tassi più bassi, incorporando gran parte dei costi dello “spread” fra i titoli pubblici italiani e quelli degli Stati con minore debito pubblico, contraggono nuovi prestiti dove ve ne è domanda, come per i mutui, subiscono le contraddizioni dell’Unione Europea e dell’Unione bancaria tuttora priva delle indispensabili identiche norme di diritto bancario, finanziario, fiscale, fallimentare e penale dell’economia.
L’Unione Europea scricchiola e non dà segni di progettualità per una nuova Costituzione per l’Europa, né sulle tematiche bancarie che rappresentano, con l’immigrazione, i principali banchi di prova per la sopravvivenza e lo sviluppo di questa Unione Europea.
Le Banche, con le loro differenze, sono indebolite dalla crisi in tutta Europa, mentre la sperimentazione biennale della Vigilanza unica non ha finora rappresentato una svolta per la ripresa, ma ha appesantito le misure che da prudenziali si sono spesso trasformate paradossalmente in fattori di ulteriore indebolimento delle banche che, invece, necessitano innanzitutto di stabilità normativa e di maggiore redditività.
E’ indispensabile un chiarimento sulle strategie europee e una verifica dell’esperienza della Vigilanza unica che rischia di essere una fuga in avanti.
Se la crisi dell’Unione Europea proseguirà, l’Unione bancaria, senza normative identiche, rischia di andare in crisi e di accentuare i divari fra Nord e Sud, senza stimoli di ripresa per i “Mezzogiorni” d’Europa e con rischi di meridionalizzare anche le regioni più produttive del Nord e Centro Italia.
Invece di costruire insieme una nuova Democrazia economica e civile europea, si stanno corrodendo gli ideali del federalismo e stanno sorgendo le più diverse spinte neo nazionaliste che identificano negli organismi comunitari delle ulteriori burocrazie che si sommano a quelle nazionali.
Le spinte antieuropee sono favorite dagli eccessi normativi e burocratici: nel primo semestre di quest’anno sono stati emanati circa 630 provvedimenti per i settori bancario e assicurativo, sia definitivi, sia in consultazione, con una media addirittura di cinque provvedimenti per ogni giorno lavorativo!
Occorre correggere queste tendenze prima che sia troppo tardi.
In Italia debbono continuare le correzioni delle vecchie anomalie rispetto alle migliori pratiche europee e occidentali.
E’ indispensabile correggere i vecchi e nuovi limiti del capitalismo italiano e le spinte anticapitaliste che sono alternative alle libertà dei mercati e alla società aperta.
Per favorire la ripresa necessitano “politiche dei fattori” che incoraggino produttività, efficienza e competitività dei fattori produttivi delle imprese e dei servizi italiani. E’ una strategia alternativa ai miopi orizzonti settoriali e corporativi.
Occorre accrescere la fiducia verso le Banche, a cominciare dalle regole di “trasparenza semplice” che sollecitiamo innanzitutto a CONSOB.
Lo spavento dell’introduzione delle normative europee sulle banche in gravi crisi deve essere affrontato non solo con misure preventive e innovative, come Atlante e il ramo Volontario del Fondo Interbancario, ma anche con iniziative di educazione finanziaria e di inequivoca chiarezza nella vendita di ogni prodotto finanziario.
Nella “rivoluzione bancaria” le Banche sviluppano piani imprenditoriali concorrenziali, che evidenziano anche esuberi di personale.
Nel nuovo Contratto Nazionale di Lavoro vi sono gli strumenti per affrontare i processi organizzativi e occorre, come sostengono in convergenza ABI e i principali Sindacati, che per i prossimi anni siano indirizzati al sostegno dei prepensionamenti volontari i fondi di solidarietà esclusivamente bancari finora altrimenti utilizzati.
L’Italia non è in retroguardia nelle riorganizzazioni bancarie. I dati al dicembre 2015 sono molto superati: in questi mesi del 2016, anche scelte dolorose come le chiusure di filiali sono state superiori ad ogni aspettativa.
In Europa le filiali bancarie non sono tutte uguali: in Italia sono in minor numero di quelle di Germania, Francia e Spagna, mentre sono più numerose della Gran Bretagna che, però, ha una media di ben 40 dipendenti per filiale, il quadruplo della media italiana, il che si riscontra anche dal totale dei bancari britannici che è oltre il doppio, con popolazioni equivalenti.
Necessita fermare il continuo terremoto internazionale ed europeo dei requisiti patrimoniali prospettici delle banche: l’incertezza del diritto ostacola la stessa operatività ordinaria delle imprese bancarie.
Il 2017 vedrà un numero ridottissimo di gruppi bancari e banche indipendenti in Italia a seguito delle riforme nazionali, ostacolate, però, dalla Vigilanza unica che troppo spesso chiede capitali supplementari per le nuove aggregazioni che sono sfavorite anche dall’anacronistica sopravvivenza nostrana dell’IVA infragruppo.
Le Banche in Italia sono in prima fila per la legalità, innanzitutto nella lotta al riciclaggio dove esprimono la grande maggioranza delle attività.
Le “politiche dei fattori” debbono attrarre gli investimenti nazionali e internazionali verso impieghi produttivi come quelli del risparmio canalizzato nelle banche.
Debbono essere favoriti gli stabili investimenti azionari che rifuggano da un’ottica speculativa con la quale non cresce un solido capitalismo produttivo.
Le tecnologie sono enormemente cresciute, ma le vecchie norme permettono spesso il prevalere dell’ “algotrading” in una frazione di secondo a scapito degli investimenti non speculativi.
Occorre una maggior tutela del risparmio e dell’azionariato stabile e non speculativo.
Signor Presidente della Repubblica,
siamo “obbligati a crescere” per ragioni etiche e sociali, per la maggiore solidità e stabilità delle Banche, fattori decisivi dello sviluppo, per ridurre debito pubblico e pressione fiscale, per contribuire alla crescita della civiltà che si basa sui principi fondamentali e sui diritti e doveri definiti dalla Costituzione della Repubblica”