23.05.2025
Grande successo per la presentazione del libro di Ivano Dionigi con il Presidente Antonio Patuelli
‘Siamo la città dei mosaici: e il libro di Ivano Dionigi è un mosaico di aspetti, culturali, storici e didattici’. Lo ha detto Antonio Patuelli, Presidente della Cassa di Ravenna, intervenendo alla presentazione del libro ‘Magister. La scuola la fanno i maestri, non i ministri’ di Ivano Dionigi, alla Sala Dantesca della Biblioteca Classense. La presentazione è stata aperta dai saluti della Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Mirella Falconi Mazzotti e del Presidente della Fondazione Del Monte Pierluigi Stefanini. ‘Per chi come me ricopre un ruolo di formazione credo sia importante affrontare questi temi perché la scuola deve avere un ruolo da protagonista in questi giorni e la scuola deve tornare al centro del dibattito come una realtà dove progettare e sviluppare un percorso idoneo per i nostri ragazzi’ ha detto Mirella Falconi Mazzotti, aggiungendo che è importante ‘avere una scuola in cui sia importante essere e non soltanto fare’.
Alla presenza tra gli altri del Prefetto di Ravenna Raffaele Ricciardi e del Sindaco facente funzione di Ravenna Fabio Sbaraglia, l’autore Ivano Dionigi, Rettore dell’Università di Bologna dal 2009 al 1015, ha ricostruito l’etimologia ed il ruolo del Magister, distinguendo in particolare il 'Magis' qualitativo dal 'Plus' quantitativo del latino. ‘Dov’è che oggi uno diventa cittadino digitale? _ si è chiesto Dionigi _. La scuola non serve per trovare un lavoro, ma perché i ragazzi capiscano chi sono. E il Maestro è colui che, come Socrate, è in grado di rispondere non con una pagina del libro, ma col dialogo e con il linguaggio dell’anima. Io sono per una scuola aperta 24 ore dove si fa scuola, certamente, ma anche teatro, sport, compiti’. Dionigi ha fatto riflettere e alternato osservazioni profonde e proposte importanti: 'Oggi occorre un'alleanza tra il Socrate umanista ed il Prometeo tecnologico: i nostri giovani all'estero oggi primeggiano in tutti i concorsi, il paese è pieno di talenti, ma non sa riconoscerli. E' necessario ripartire e la scuola è il luogo ideale dove farlo'.
‘Il libro è importante e poliedrico: ci sono riflessioni sulla scuola attuale e la sua evoluzione _ ha detto Patuelli _, poi c’è una cospicua parte autobiografica ed una parte conclusiva in cui si assommano riflessioni di filosofia e di cultura del linguaggio, ovvero del confronto con il suo antecedente latino di cui Dionigi è un maestro. Non è un caso che il libro sia presentato in questa sala che il 13 settembre 1921 è stata consacrata al culto di Dante. Questo contenitore della Classense _ ha continuato Patuelli _ ha connessioni con il libro: una su tutte, Benedetto Croce che intervenne per il sesto centenario di Dante ed i cui allievi hanno animato l’Università di Bologna dove Ivano Dionigi ha raccolto la loro eredità. Conosco Ivano Dionigi da 35 anni, nella tarda primavera del 1990 approdammo assieme in consiglio comunale a Bologna e non casualmente lui era seduto sotto il grande quadro che raffigura Aurelio Saffi, e io andai a conquistarmi lo scranno intitolato a Marco Minghetti’. Patuelli vede nel libro di Dionigi grandi riferimenti: ‘Nei riferimenti autobiografici _dice _ c’è la storia del ‘900, in particolare dei momenti difficili. Quello che Dionigi propone è avere un nuovo umanesimo di fronte allo sviluppo dell’intelligenza artificiale ed un nuovo spirito critico per guidare l’AI e per non subirla e quindi identifica una nuova cittadinanza per identificare i cittadini digitali che padroneggino e non vengano schiacciati in diritti e doveri troppo forti. Lo spirito critico _prosegue Patuelli _ è connesso consustanzialmente all’etica. Quale etica? Quella della Costituzione della Repubblica, della prima parte della Costituzione che non deve essere assolutamente indebolito' Poi Patuelli entra nel dettaglio del libro: 'Alcuni passaggi producono particolari emozioni soprattutto ai miei conterranei. Parlare bene, scrive Dionigi, è la premessa per pensare bene e per dare voce ai propri sentimenti, per capire differenze ed opportunità dei nuovi linguaggi, parlare bene per conoscersi ed affermarsi, questo è uno stile di vita, sono concetti fondanti della ricerca e della cultura. Ha ragione Dionigi quando dice che la scuola ha il compito decisivo di formare cittadini digitali consapevoli come in passato ha formato cittadini agricoli, cittadini industriali e cittadini elettronici. La scuola è il luogo dove si apprende che la res pubblica è di tutti. L’insegnamento decisivo di Roma ci viene dalla sua capacità di accogliere, assimilare, integrare. Se sostituiamo Roma con Ravenna, abbiamo un risultato di grande insegnamento, La capitale fu spostata qui ma non abbiamo memoria che gli eruli di Odoacre e gli ostrogoti di Teodorico siano riusciti a sopraffare la cultura del latino e la cultura del diritto romano. Gli eruli e gli ostrogoti sono stati assimilati perché la civitas riesce a far prevalere la forza della cultura insita nella lingua e la forza del diritto romano che ha la sua continuità, con la forza e la necessità del coinvolgimento di questi anni complessi si basa su elementi fondamentali, non più il diritto romano ma la Costituzione, non più la lingua latina ma la lingua italiana’.
L’incontro, inserito all’interno del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025, è stato promosso da Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Fondazione Del Monte, Biblioteca Classense e Associazione per lo Sviluppo Sostenibile. L’autore ha dialogato con la giornalista Gianna Fregonara.
Nella foto allegata: da sinistra Gianna Fregonara, Patrizia Ravagli, Mirella Falconi Mazzotti, Antonio Patuelli, Ivano Dionigi, Pierluigi Stefanini e Silvia Masi
Ravenna, 22 maggio 2025