27.09.2011
Inaugurata presso i chiostri della fondazione cassa la mostra nazionale su luigi einaudi
Il Presidente del Gruppo Cassa di Risparmio di Ravenna Spa, Antonio Patuelli, Vicepresidente Vicario dell’Associazione Bancaria Italiana ha ricostruito i rapporti fra Luigi Einaudi e la Cassa di Risparmio di Ravenna.
Il Presidente Patuelli ha ricordato che per il proprio primo centenario di vita (1840-1940) la Cassa di Ravenna pubblicò nel 1941 un volume di grande formato sulla propria natura e storia, una ricostruzione storica ed economica asettica, lontana dallo stile retorico prevalente nel 1941.
Gli amministratori della Cassa inviarono questo grande volume anche a Luigi Einaudi che in quel tempo era quasi un esule in Patria, lontano dal regime e dallo stesso Senato di cui pur faceva parte dal 1919. Il prestigio e l’indipendenza di giudizio di Einaudi erano talmente apprezzati dai vertici della Cassa di Ravenna che anche a lui inviarono il “librone” che Einaudi lesse con attenzione e lo recensì personalmente nello stesso 1941 nella “Rivista di storia economica” da lui diretta. Einaudi scrisse, fra l’altro, che: “la narrazione va in una prima parte dalla fondazione (1840) all’unità nazionale (1869), in una seconda dal 1870 al 1919, in una terza dal 1920 al 1939. Per ogni periodo è prima studiato l’ambiente politico ed economico, particolarmente locale, e poi sono discusse le vicende dell’istituto.
“Furono, tra i cento, scelti gli anni che mi parvero significativi, - aggiungeva Einaudi - sia per il passaggio a più alto livello dei depositi, sia per il retrocedere a minimi temporanei, sia per la mutazione dei metodi di investimento. L’incremento nei depositi si interrompe per le contingenze politiche e belliche nel 1849, nel 1859, nel 1867 e nel 1915, ed a cagione di crisi economiche nel 1898 e nel 1935. Ma riprende subito, sino alla grande guerra. Dopo, il quadro si oscura e non è possibile trarre dalle cifre illazioni sicure”.
Patuelli ha ricordato che Einaudi continuava sottolineando che: “La storia dei tipi di investimento nel secolo decorso insegna anch’essa qualcosa. Per anni e per decenni gli amministratori della Cassa ravennate non conobbero quasi altro impiego se non lo sconto di cambiali: di commercianti, piccoli industriali, artigiani ed agricoltori. Verso il 1862 spuntano i mutui ipotecari a privati ed i mutui ad enti pubblici. Verso l’80 comincia, timido, qualche impiego in titoli ed in anticipazioni su pegno di titoli e di merci. Dopo il 1890 l’impiego in titoli tocca i 3 milioni di lire e supera l’antico tradizionale sconto di cambiali. Ma la Cassa ravennate, - sottolineava Einaudi nel ’44 - dà prova di una certa resistenza all’andazzo generale, il quale convoglia tutto il risparmio del paese verso l’unica foce dell’impiego in mutui allo stato ed agli enti pubblici e serba un certo equilibrio tra le diverse maniere di far fruttare il risparmio popolare”.
Il Presidente Patuelli ha aggiunto che Einaudi concludeva sui Presidenti del primo secolo di vita della Cassa: “A me che li conosco solo attraverso le chiare oneste fisionomie, queste mi fan dire: erano e sono tutti, nobili e borghesi, brave persone, amanti del loro paese grande e del piccolo natio loco e perciò amministrarono bene, con retta coscienza. Che è la sola pietra di paragone della condotta di chi amministra il denaro altrui”.
Patuelli ha aggiunto che nel suo diario, Einaudi, diventato Governatore della Banca d’Italia, annotò il 19 aprile 1945 di aver ricevuto “il Dott. Mazzotti, il quale è vice alto commissario aggiunto ai profitti di regime. In realtà egli è brava persona di Ravenna, il quale mi parla di qualche desiderio relativo all’amministrazione delle Casse di Risparmio di Ravenna e Rimini”.
Il Presidente Patuelli ha, quindi, ricordato che il dott. Giovanni Mazzotti era personaggio eminente del liberalismo democratico prefascista ed antitotalitario ravennate che conobbe meglio Luigi Einaudi a Montecitorio quando, dal 1945 al 1946, ambedue fecero parte dello stesso gruppo parlamentare nella “Consulta nazionale”, l’Organo straordinario, emanazione del CLN, che riaprì la vita parlamentare e preparò l’elezione dell’Assemblea Costituente del 2 giugno 1946. Il Dott. Mazzotti era medico illustre – ha sottolineato il Presidente Patuelli - e nel terribile 1944 si era rifugiato a Brindisi, nell’Italia già liberata. Poi fu Presidente della Cassa, nominato nel 1946, fino all’improvvisa scomparsa nel 1947 e impostò la ricostruzione dell’istituto.
Il dott. Mazzotti, infatti, si muoveva nel filone culturale di Luigi Einaudi anche nelle problematiche locali, seguendo gli insegnamenti di Einaudi nella difficile arte del banchiere, sull’inderogabile necessità della sua indipendenza, nella difesa del risparmio e sulla costituzione di un clima di fiducia e di laboriosità.
Ma l’insegnamento di Luigi Einaudi - ha ricordato Patuelli -, la sua “integrità della vita al servizio di un’alta missione civile”, come ha scritto Spadolini, è sempre magistrale innanzitutto per chi opera in Banca: le sue convinzioni di fondo, espresse in tante occasioni e l’opera di ricostruzione della Banca d’Italia, rimangono attualissimi orientamenti.