16.12.2016
DEDICATO A ROMOLO LIVERANI IL CALENDARIO ARTISTICO 2017 DI CASSA RAVENNA E FONDAZIONE
E’ dedicato a Romolo Liverani (Faenza,12 settembre 1809 – Faenza, 9 ottobre 1872) il calendario artistico del 2017 promosso, come è tradizione e con crescente consenso, dalla Cassa di Risparmio di Ravenna Spa e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
La presentazione di Franco Gàbici delinea un profilo biografico dell’artista romagnolo che ne esalta i caratteri di forte personalità e originalità.
Figlio di Gaspare Liverani, che lavorava come “macchinista” nel teatro di Faenza, il piccolo
Romolo fin dall’età di sei anni seguiva con interesse e curiosità l’attività del padre e degli scenografi e a poco a poco nacque in lui la passione per il teatro che col tempo ne avrebbe fatto uno degli scenografi più importanti del suo tempo.
Dopo aver frequentato la scuola di disegno di Giuseppe Zauli e le lezioni dell’architetto Pietro Tomba, Romolo sente il bisogno di perfezionare i suoi studi e si reca a Milano per conoscere Alessandro Sanquirico, una indiscussa autorità nel campo della scenografia teatrale, del quale si vanterà di essere stato allievo.
Liverani firma la sua prima scenografia a soli vent’anni al teatro di Bergamo e negli anni successivi oltre a lavorare per i teatri inizia la sua attività di pittore lavorando soprattutto alle decorazioni delle chiese (teloni per i “Sepolcri”, sfondi per Crocifissi…).
All’inizio degli anni Trenta lavora come scenografo al Teatro di Ravenna e al “Rossini” di Pesaro e in questo periodo realizza il “comodino” (così è chiamato in gergo teatrale il secondo scenario) per il teatro di Faenza.
Negli anni Quaranta Liverani estende la sua attività in Toscana lavorando soprattutto al teatro di Pisa.
Ormai la fama e il prestigio di Liverani sono ben consolidati tant’è che nel 1849 viene chiamato a far parte di una apposita commissione istituita dalla Repubblica Romana per il Censimento delle opere d’arte appartenenti alle Chiese e agli Ordini religiosi.
Dopo quattro anni di inattività causati da dissapori con il giovane scenografo Luigi Ricci, Liverani torna a lavorare a Ravenna in occasione dell’inaugurazione del Teatro Alighieri.
A partire dal 1854 Liverani lavorerà nei teatri di Venezia, Padova, Vicenza, Verona e Mantova.
Dopo una serie di vicissitudini, morirà in miseria, assistito dalla moglie, in una stanzetta in fondo a Via Monaldina, nella sua
Faenza.