03.03.2016
NUOVA ESPOSIZIONE A RAVENNA AL "PRIVATE BANKING" DELLA CASSA SU "LA DONNA NELLA RECLAME".
La Cassa di Risparmio di Ravenna S.p.A. ospita presso le proprie vetrine del “Private Banking” (ex Negozio Bubani) di Piazza del Popolo n.30, fino al 15 marzo prossimo, una originale mostra, realizzata grazie alla collaborazione del collezionista faentino Giordano Dal Prato, su “La donna nella rèclame”, esposizione di manifesti e scatole che riproducono immagini pubblicitarie dove è sempre presente la figura femminile.
La donna, simbolo della continua evoluzione dell’umanità e per questo motivo già protagonista nelle pitture rupestri accanto ad un uomo ed un toro, è dipinta come Danzatrice nelle pareti della reggia di Cnosso e così via fino al primo archetipo del manifesto, nell’antica Pompei, dove, ritratta insieme ad un uomo (forse il marito), pubblicizza una panetteria.
“La moda veste la storia” disse il Re Sole. Le donne, come ricorda nella presentazione della mostra Pino Romagnoli, che più o meno consapevolmente seguono la moda, sono le croniste più meticolose e più informate del loro tempo.
Con l’invenzione della cromolitografia, a metà dell’Ottocento, incomincia l’era del manifesto moderno e in questi affiches murali, la donna, classica o moderna Cleopatra, la fa da padrona. Verso la fine del 1800 Jules Chéret, chiamato anche “giornalista della strada”, inventò “cherette”, un tipo di donna sempre allegra, disponibile e sprizzante salute e gioia di vivere. Un tipo suggeritogli da una cantante-ballerina danese che aveva grande successo a Parigi, sempre vestita di rosso papavero e giallo mimosa. L’epoca d’oro del manifesto francese durò una quindicina d’anni ed eccoci all’incontro con il grande Toulouse-Lautrec, che attraverso i suoi manifesti fa un diario impareggiabile delle donne della “Ville Lumière” e del “Moulin Rouge”, indolenti su morbide poltrone o alle prese con sfrenati can can.
In Italia si impongono più avanti i cartellonisti di Casa Ricordi e fra questi emergono Leopoldo Metlicoviz e Marcello Dudovich.
Nel primo dopoguerra la donna si libera di busti, pizzi e merletti, indossa sottovesti trasparenti, costumi da bagno, ma anche basco o berretto e sciarpa da chaffeur, moda lanciata da Greta Garbo (Dudovich per la Rinascente, Mario Gros per FIAT).
Infine Gino Boccasile, creatore della signorina “grandi firme” lancia un nuovo tipo femminile, procace, allettante, una donna dinamica e indipendente, che dopo la seconda guerra mondiale continuerà la sua corsa sui campi da sci, in motocicletta o in automobile, una donna sempre più chiamata a trasformarsi in vero e proprio persuasore occulto su ogni supporto mediatico.