28.05.2014

NUOVO LIBRO DI ANTONIO PATUELLI DAL TITOLO "BANCHE, CITTADINI E IMPRESE", RUBBETTINO EDITORE

E’ appena uscito nelle librerie un nuovo libro di Antonio Patuelli, Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana e del Gruppo Cassa di Risparmio di Ravenna Spa. Il libro si intitola “Banche, cittadini e imprese” (Rubbettino, € 9,00 – Pagine 128, i diritti d’autore sono devoluti da Patuelli alla benemerita Opera di Santa Teresa del Bambin Gesù di Ravenna).

“L’economia non conosce variabili indipendenti: là dove stanno male le imprese, stanno male le banche; là dove le forze produttive, le banche e le imprese soffrono, stentano a sopravvivere anche i cittadini e le famiglie”, recita la copertina del volume.

Allo stesso modo, il benessere di uno di questi elementi genera positivi effetti anche sugli altri.

L’autore, con slancio al futuro, ma attenzione alle lezioni del passato, accompagna il lettore in un percorso avvincente che racconta, senza tecnicismi, la storia di molte delle questioni più significative oggetto del dibattito economico e sociale degli ultimi anni: l’euro, i rapporti banche e imprese, l’educazione finanziaria ed al risparmio, lo spread.

La scelta del titolo di queste riflessioni intende, quindi, valorizzare il legame indissolubile tra banche, cittadini, imprese; legame che sovente risulta di chiara percezione, ma che è più spesso sotterraneo, ma sempre vivo.

A giudizio di Antonio Patuelli, solo con questa lente multifocale e solo con una rinnovata attenzione al nostro passato e alle sue, spesso severe, lezioni per un più solido futuro, si può proporre una lettura credibile, non demagogica, scevra dai luoghi comuni, delle complesse dinamiche sociali ed economiche degli ultimi anni e costruire con decisione un futuro caratterizzato da più etica e più efficienza come presupposti delle innovazioni per la ripresa”.

Nelle conclusioni del volume, Antonio Patuelli scrive, fra l’altro, che: “non bastano le statistiche di consuntivi e previsioni, né le misure di corto respiro per far uscire l’Italia da una crisi che non è solo economica, ma innanzitutto morale e culturale.

Per uscire davvero dalla crisi occorre farne innanzitutto un’analisi nitida delle cause per non ricadervi prossimamente.

La crisi, nata negli USA, è scoppiata una ventina d’anni dopo la fine della contrapposizione novecentesca Est-Ovest, in una fase in cui qualcuno erroneamente immaginava perfino arrivata la “fine della storia”, senza più contrapposizioni. Così il capitalismo, avendo vinto la “Guerra fredda” e senza più avere modelli ravvicinati con cui confrontarsi, ha perso il prevalente rigore e non poca parte della tensione ideale che lo avevano fatto prevalere e ha lasciato crescere in se stesso anche diffuse esperienze di accentuato egoismo e perfino di anarcocapitalismo, il più delle volte in nome di un miope pragmatismo senza principi.

Ora si uscirà davvero, soprattutto in Italia, dalla crisi quando saranno mature le risposte alle domande: quale nuovo capitalismo? Quale rafforzata etica negli affari?

Indubbiamente, infatti, occorre più etica e più efficienza per la ripresa dello sviluppo; e ciò avverrà solo con una rinnovata consapevolezza culturale e morale.

Dunque, solo con alti ideali e forte spessore etico potrà germogliare una più forte tensione morale e spinta decisa per superare davvero la crisi di questi nostri anni.

Infatti, dalla crisi, dalle crisi, si esce con orizzonti lungimiranti, con un’etica diffusa, con una continua, razionale e responsabile attenzione alla riduzione dei costi e con austerità.

Questo significa, innanzitutto, cultura e comportamenti più virtuosi, più sobri e più solidali.

Nella continua competizione del mercato e della società aperta è possibile, anzi doveroso oggi più che mai, assumere sensibilità e responsabilità civili e sociali, ma senza ricadere in assistenzialismi parassitari incompatibili col far impresa, con fare banca.

L’intransigenza morale deve essere la stella polare del lavoro quotidiano di tutti, innanzitutto Istituzioni e mondo dell’economia, dove l’etica deve prevalere anche su ciò che il diritto permetterebbe.

Lavoriamo per un’altra Italia, più europea, più aperta, più onesta, responsabile, corretta ed efficiente, più civile e solidale, meno burocratica, dove vi sia proporzionalità di diritti e doveri per le persone e per le piccole e medie imprese di ogni genere.

Lavoriamo per un’Italia dove siano inscindibili doveri e diritti.

La democrazia economica deve crescere in parallelo con i doveri e i diritti di ciascuno. Le banche abbiano quotidianamente “coscienza della grande responsabilità morale” dei loro compiti. Costruiamo insieme un nuovo clima di fiducia, senza mai arrenderci di fronte alle difficoltà.

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