05.09.2013
NUOVA ESPOSIZIONE AL "PRIVATE BANKING" DELLA CASSA A RAVENNA SU "C'ERA UNA VOLTA LA BOTTIGLIA"
La Cassa di Risparmio di Ravenna S.p.A. ospita presso le proprie vetrine del “Private Banking” (ex Negozio Bubani) di Piazza del Popolo n.30, fino al 18 settembre prossimo, una particolare mostra su “C’era una volta la bottiglia”, esposizione realizzata appositamente e promossa grazie alla disponibilità di parte della collezione privata del ravennate Ottavio Righini.
Una passione nata dalla sua professione di venditore di birra e acque minerali per oltre mezzo secolo.
Righini raccogliendo nei mercatini di piccolo antiquariato di molte città italiane ed europee queste vecchie bottiglie di birra, bibite, acqua minerale e seltz ha inteso unicamente fare un piccolo recupero di materiale povero ma significativo di un’epoca cha va dal 1850 al 1950 circa. Al quale si aggiungono nelle vetrine una serie di pubblicità originali apparse nello stesso periodo sulla stampa . E’ uno spaccato della nostra storia minima, di usi e costumi dei nostri nonni e bisnonni. Una piccola storia curiosa di cosa si trovava nei pubblici esercizi da bere a fine ‘800 ed nella prima metà del ‘900, quando ancora una bottiglia di vetro era un bene prezioso da conservare e da usare tante e tante volte.
E’ in Inghilterra nel 1772 che Joseph Priestley scoprì come certe acque con proprietà particolari potevano essere trasportate e consumate dalle fonti di origine, mantenendosi inalterate, grazie ai contenitori in vetro. Due anni più tardi il signor Joseph Schweppe ( oggi sono vendute in tutto il mondo bibite a marchio Schweppes) capì che si poteva aggiungere gas e rendere la bevanda più gradevole. Fu necessario studiare una tappatura capace di tenere la pressione dell’anidride carbonica aggiunta. Ricordiamo che in quegli anni, era il 1886, negli Stati Uniti d’America nasceva la prima Coca-Cola. All’inizio il tappo fu di sughero, spesso legato con spago o fil di ferro per resistere meglio alla pressione. Poi nel 1875 un altro ingegnoso inglese, Hiram Codd, inventò un nuovo sistema di tappatura a pressione. La famosa, anche in Italia a cavallo delle due guerra mondiali, “bottiglia con la pallina”. In Italia la bevanda tipica di tale bottiglia fu la “gassosa”. Successivamente si passò al” tappo meccanico”.Nel primo dopoguerra si amplia l’utilizzo del tappo a corona, tuttora usato. Tappo che negli anni cinquanta era decorato con le immagini dei ciclisti e venivano usati da bambini per i loro giochi, o che in campagna servivano per fare tende antimosche. Oltre alle differenti tappature molto diverse furono le forme delle bottiglie. Una stranezza sono quelle “a uovo” usate nell’800 in Inghilterra. Ricordiamo infine che in Italia oggi ci sono 165 società produttrici di acqua minerale con 290 marchi. Il consumo pro-capite è di 186 litri annuo per ogni italiano, uno dei più alti al mondo.
Particolari nella mostra anche le bottiglie da seltz; i caratteristici “sifoni” in uso comunissimo nell’anteguerra, ed in alcuni casi anche negli anni cinquanta, per l’erogazione di acqua potabile gassata negli esercizi pubblici. Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di bottiglie di vetro molto grosse, capaci di resistere alla pressione di alcune atmosfere, con una valvola a rubinetto al posto del tappo per l’erogazione della frizzante bevanda. Quando l’acqua minerale era un prodotto venduto quasi solo nelle farmacie ( ed ancora non veniva gasata) la bevanda più “povera” e dissetante nei bar e nelle osterie era appunto l’”acqua di seltz” in questi caratteristici contenitori.
A questi “ricordi” l’esposizione, ospitata dalla Cassa, ha voluto rendere omaggio.