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18.11.2016

ESPOSIZIONE AL "PRIVATE BANKING" DELLA CASSA SU "L'ACCOGLIENZA DEI PROFUGHI A MARINA DI RAVENNA".

La Cassa di Risparmio di Ravenna S.p.A. ospita presso le proprie vetrine del “Private Banking” (ex Negozio Bubani) di Piazza del Popolo n.30, fino al 22 novembre prossimo, per celebrare il 60° anniversario della rivolta del popolo ungherese, una mostra su “L’accoglienza dei profughi a Marina di Ravenna”, un’esposizione di copie di giornali italiani dell’epoca e foto che documentano le cronache dell’esodo degli ungheresi. Il materiale è tratto dalla mostra curata dalla CAPIT e sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, in corso a Marina di Ravenna, aperta ancora sabato e domenica prossimi, dalle 17 alle 19, nella Galleria Faro Arte.

Il 4 novembre 1956 le truppe Sovietiche invasero Budapest e schiacciarono in pochi giorni la rivolta. Circa duecentomila insorti furono costretti a fuggire dall’Ungheria e trovarono rifugio oltrepassando il vicino confine austriaco.

La Croce Rossa Italiana si mobilitò inviando un gruppo di crocerossine in Austria, in aiuto alle consorelle e in Italia predispose sei strutture di accoglienza, a Marina di Ravenna, Jesolo, Cà di Landino (Bologna), Tirrenia, Marina di Massa e Follonica, dove trovarono ospitalità circa tremila profughi complessivi.

Il 28 novembre 1956 arrivarono a Ravenna 308 profughi ungheresi su sette pullman, assistiti da infermiere volontarie: si trattava in gran parte di studenti, impiegati e contadini, di età compresa tra i 18 e i 35 anni, oltre ad alcuni bambini e adolescenti. Furono accolti in piazza del Popolo dal Sindaco Celso Cicognani, dal Prefetto Scaramucci, dall’Arcivescovo Salvatore Baldassari e da una folla numerosa.  

I profughi vennero poi accompagnati al centro di accoglienza allestito negli ampi locali della colonia di Marina di Ravenna. Molte personalità si recarono a visitare la colonia e tra queste la moglie del Presidente della Repubblica, donna Carla Gronchi.

Dal maggio 1957 iniziarono le partenze dei profughi per i paesi accoglienti, in prevalenza Canada e Stati Uniti. Alcuni profughi, in attesa della partenza, furono ospitati da famiglie ravennati per diverso tempo, con loro instaurarono un forte legame affettivo che sopravvisse alla loro partenza.

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