26.06.2015

ALLA PRESENZA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SERGIO MATTARELLA E DI ANTONIO PATUELLI, E' STATA INTITOLATA OGGI LA NUOVA BIBLIOTECA DELL'ABI A STEFANO SIGLIENTI

Intitolata a Stefano Siglienti la Nuova Biblioteca dell’Associazione Bancaria Italiana

Alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

 

Alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stata intitolata oggi la Nuova Biblioteca dell’Associazione Bancaria Italiana a Stefano Siglienti, banchiere e figura eminente dell’Italia repubblicana. Presidente dell’ABI negli anni della rinascita dell’associazione nel secondo dopoguerra, con la sua opera di economista e di uomo di Stato, e con massima dedizione partecipò alla ricostruzione economica, finanziaria e culturale dell’Italia.

 

Nel corso del suo intervento il Presidente Patuelli ha affermato

"Illustre e Caro Presidente,

grazie per essere intervenuto, nel settantesimo della rinascita dell’ABI, alla cerimonia di intitolazione a Stefano Siglienti della nuova biblioteca dell’ABI, specializzata in editoria bancaria.

Già a fine 1944 le banche dell’Italia  allora libera si mossero e nel 1945 ricostituirono l’Associazione Bancaria Italiana che era originariamente nata nel 1919 su impulso di Francesco Saverio Nitti, ma che fu sciolta dal regime nel 1926, a seguito della legge istitutiva del corporativismo.

Le principali finalità della rinata ABI furono lo spirito di coesione, l’indipendenza, la rappresentanza unitaria e democratica, l’apoliticità, la professionalità e competenza tecnica a sostegno dell’autonomia gestionale e imprenditoriale delle banche associate.

Lo spirito democratico rifuggiva da quelle forme di centralismo burocratico e autoritario che erano state adottate dal corporativismo: la nuova ABI rifiutava ruoli di organizzazione gerarchicamente superiore agli istituti associati.

La rinata ABI voleva acquisire autonomia e prestigio esclusivamente con la serietà e l’obiettività.

L’apoliticità era intesa come un requisito particolarmente essenziale nel settore creditizio il cui alimento, il risparmio, “affluisce da tutti i componenti della collettività e va tutelato indipendentemente dalla categoria, partito, ideologia, confessione religiosa a cui appartenga il singolo risparmiatore”.

L’attività bancaria, fin dal ‘45, doveva essere imprenditoriale, da parte di tutte le aziende di credito, anche di quelle allora pubbliche che dovevano essere gestite secondo criteri di efficienza, autonomia e indipendenza da qualsiasi forza politica e soggette alle regolamentazioni emanate innanzitutto dalla Banca d’Italia.

Contemporaneamente il nuovo Governatore “della ricostruzione” della Banca d’Italia, Luigi Einaudi, nell’Adunanza generale dei Partecipanti del 18 aprile ’45, quando l’Italia non era ancora del tutto libera, affermò solennemente “il canone supremo al quale il banchiere deve ubbidire: amministra i denari che ti sono affidati come fossero cosa sacra, che un giorno più o meno vicino puoi essere costretto a restituire”.

L’ABI si è, quindi, affermata come l’associazione dell’intero settore bancario.

Il principale merito della rinascita dell’ABI fu di Stefano Siglienti (che la presiedette dal ’45 al 1970), che dal marzo ‘45 fu Commissario e poi Presidente dell’IMI, l’Istituto Mobiliare Italiano, dopo essere stato vicedirettore del Credito Fondiario Sardo.

Nel settembre ’43, durante l’occupazione tedesca di Roma, Siglienti fu arrestato e subì una brutale reclusione prima a Via Tasso e poi a Regina Coeli, per essere poi indirizzato ai lavori forzati sul fronte di Anzio. Nel marzo ’44 riuscì a fuggire per il coraggio della moglie e di altri antifascisti. Dal giugno al dicembre del ‘44 fu Ministro delle Finanze nel primo Governo Bonomi dell’Italia liberata.

L’8 maggio 1945 il Governatore della Banca d’Italia, Luigi Einaudi, annotò nel suo diario una delle prime riunioni al Ministero del Tesoro per la ripresa bancaria, produttiva e del commercio con l’estero, alla quale, oltre ad Einaudi e al Ministro del Tesoro Marcello Soleri, intervennero fra gli altri, per le banche, Raffaele Mattioli per la Commerciale e Siglienti per l’IMI.

Contemporaneamente Siglienti venne chiamato a far parte della Consulta, il primo organismo istituzionale di rappresentanza democratica che si riuniva nella riaperta Aula di Montecitorio e che preparò la rinascita democratica a cominciare dall’Assemblea Costituente. Il  banchiere Siglienti

 

venne eletto anche Presidente della Commissione Finanze della Consulta.

Tutte le banche italiane promossero la rinascita dell’ABI e vi indicarono (e vi indicano sempre), negli organi, i propri uomini di punta.

Inizialmente alcune Banche pubbliche, come la Commerciale ed il Credito Italiano, non aderirono all’ABI, ma vi confluirono negli anni immediatamente successivi.

Il contributo alla Liberazione e alla rinascita dell’Italia libera fu deciso e convergente da parte degli uomini di banca italiani, sia negli anni dell’Esilio e della Resistenza, sia in quelli della ricostruzione.

Ad intervenire nel dibattito interno dell’ABI di quei primi anni, oltre a Siglienti, furono tanti dei protagonisti della storia, non solo economica, italiana del dopoguerra, da Raffaele Mattioli a Bruno Visentini, da Ezio Vanoni a Giovanni Malagodi, dagli esponenti delle Banche Popolari a Giordano Dell’Amore e a Donato Menichella (direttore generale della Banca d’Italia), a Guido Carli che fu prima consulente dell’ABI e poi Governatore della Banca d’Italia.

L’etica, la cultura, lo spirito imprenditoriale e la forte determinazione per la ricostruzione furono le caratteristiche comuni di quella generazione che ci ha lasciato insegnamenti morali utilissimi proprio in questi mesi di sforzi convergenti per la ripresa dopo la lunga crisi di questi anni. Con questi stessi alti principi, l’Abi opera attualmente, in convergenza con le Istituzioni e le Autorità della Repubblica per realizzare la parità delle condizioni competitive delle imprese bancarie italiane con quelle del resto d’Europa, in questa fase nascente e di consolidamento dell’unione bancaria. In tal senso esprimiamo apprezzamento in particolare per il recentissimo decreto legge del Governo.

Signor Presidente della Repubblica,

in queste antiche scuderie di Palazzo Altieri, convertite a luogo di cultura dallo splendido restauro di Gae Aulenti, trova ora ospitalità la biblioteca dell’ABI dedicata all’editoria bancaria, fra economia, diritto, storia ed arte.

Oggi, nel nome di Stefano Siglienti, dedichiamo la Biblioteca dell’ABI ai principi della libera e responsabile imprenditoria bancaria italiana, ora più che mai impegnata in un profondo rinnovamento e rafforzamento, sempre con mezzi propri e comunque privati, per la ripresa dello sviluppo e dell’occupazione dell’Italia tutta, per la piena e paritaria competizione costruttiva nel mercato aperto di un’Europa che deve essere sempre più unita, nel solco degli ideali dei suoi fondatori, senza privilegi o discriminazioni per alcuno. ”.

La Nuova Biblioteca dell’ABI raccoglie i volumi pubblicati dalle banche italiane dalla seconda metà dell’Ottocento ai nostri giorni. Opere che testimoniano la straordinaria capacità dell’editoria bancaria di comprendere e raccontare in profondità temi estremamente vari, dai capolavori artistici nazionali alle esperienze culturali locali e di nicchia. Una peculiarità tutta italiana che non trova riscontro alcuno all’estero e che gode di riconoscimento internazionale, indicata da Umberto Eco come un “fenomeno unico al mondo”.

Oltre 10.000 sono i volumi conservati, un numero in costante crescita grazie alle numerose pubblicazioni realizzate ogni anno dalle banche italiane. In misura rilevante sono testi di arte, architettura, ma ve ne sono numerosi che trattano delle bellezze del territorio, di storia economica e del pensiero, di cinema, archeologia, musica, biografie di artisti, arti applicate e molto altro. Una pluralità che ben esprime il mecenatismo delle banche italiane. Spesso sono edizioni di pregio, come le magnifiche anastatiche. In molti casi si tratta di opere che nessun editore avrebbe potuto pubblicare secondo parametri solamente “di mercato”. Non di rado i testi sono edizioni rare, non reperibili in nessuna biblioteca italiana.

La Biblioteca dell’ABI ha aderito al Polo degli Istituti culturali di Roma e attraverso di esso al Sistema Bibliotecario Nazionale, per dare la possibilità ad un vastissimo pubblico – nazionale e internazionale – di conoscere e consultare tutte le opere delle banche italiane.

Il catalogo della Biblioteca è accessibile anche online, disponibile insieme alle informazioni sulle modalità di accesso alla struttura sul sito Internet http://biblioteca.abi.it/.

 

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