04.02.2015
Le tempere di Carlo Zavarini su "La Ravenna che non c'è più" esposte presso le vetrine del Private Banking della Cassa, a Ravenna
Esposta a Ravenna nelle vetrine del “Private Banking” (ex Negozio Bubani) di Piazza del Popolo una Mostra su “La Ravenna che non c’è più”, Le Tempere di Carlo Zavarini.
La Cassa di Risparmio di Ravenna S.p.A. ospita presso le proprie vetrine del “Private Banking” (ex Negozio Bubani) di Piazza del Popolo n.30, fino al 17 febbraio prossimo, una mostra su “La Ravenna che non c’è più” – Le Tempere di Carlo Zavarini, esposizione realizzata grazie alla cortese collaborazione della famiglia Zavarini di Ferrara.
Camminando per le vie di qualsiasi città ne osserviamo l’aspetto costituito dai suoi edifici e dai suoi monumenti, e in quella in cui viviamo quasi non facciamo più caso a ciò che quotidianamente si presenta ai nostri occhi.
Osservando un antico palazzo o un monumento si è portati a pensare che le loro forme e la loro ubicazione corrispondano a quelle originarie, poi un giorno si apprende che il monumento che abbiamo sempre visto in una certa piazza, in passato non si trovava in quel luogo, o che una certa via aveva un altro nome.
Anche se non si è appassionati di ricerche sul passato, capita di curiosare in qualche guida turistica della propria città e scoprire che in una certa via o in una certa piazza sorgeva un teatro o una chiesa dei quali non esistono più tracce visibili in loco. Prima dell’avvento della fotografia l’aspetto di città, piazze, ponti e monumenti, era documentato solo dalla mano di pittori e disegnatori che hanno trasferito nelle loro opere, immagini e ambienti che ci forniscono informazioni molto dettagliate, che in assenza di altri documenti, rimangono esclusive. Il disegnatore a volte infonde nella sua opera qualcosa che trascende l’aspetto puramente fotografico e che va oltre alla percezione visiva, coinvolgendo anche le nostre emozioni.
Osservando immagini del passato, di strade, piazze e monumenti ancora esistenti, accade a volte che la riproposizione di una chiesa o di un palazzo scomparsi, o di un angolo di città radicalmente trasformato, ci induca a pensare alla caducità delle cose, troppo spesso favorita dalla colpevole leggerezza degli uomini. Carlo Zavarini, con passione e perizia esemplari, ha “ricostruito” la Ravenna che non c’è più e quella del passato, ricorrendo a tutte le informazioni attingibili dall’esame di documenti (piante, disegni, fotografie e cartoline), in qualche modo sottratti alla distruzione del tempo e degli uomini. I suoi disegni non sono espressione di perfezione ossessiva, ma di un’abile e minuziosa ricerca di approssimazione al vero.
Il risultato dell’opera di Carlo Zavarini è una serie di apprezzabili e piacevoli immagini, che formano un percorso in un passato non troppo remoto e che confermano la qualità dell’artista, al quale va anche il merito di avere offerto un’interessante documentazione su aspetti poco noti della nostra città.
A questo appassionato artista, che tanto accuratamente si è impegnato alla ricerca storica della Ravenna che non c’è più, l’esposizione, ospitata dalla Cassa, ha voluto rendere omaggio.